Introduzione: Lungo le coste della Sardegna verso Nord dal golfo di Alghero, si incontra, passato Capo Caccia dopo circa 150 metri, una piccola punta, bassa sul mare chiamata Punta dell'Asino, sotto essa si apre uno dei tanti ingressi della "Grotta di Nereo". Conosciuta da molti e citata come la più grande grotta subacquea (marina) del Mediterraneo.Che l'immersione in grotta sia un immersione impegnativa non è negabile, ma è anche vero che in questo contesto possono immergersi anche subacquei non specializzati, ma almeno "avanzati": a loro sarà riservata l'avangrotta che è la parte più interessante e ricca di vita degli ambienti sciafili (con poca luce), lasciamo invece anfratti troppo oscuri e difficili ai colleghi speleosub. Tutto il sistema carsico del capo è complesso: lungo un paio di chilometri di costa abbiamo censito almeno 28 grotte visitabili.
Un pò di storia e morfologia: Proprio sotto la Punta dell'Asino si aprono vari ingressi alla grotta, posizionati sia a vari livelli che sullo stesso piano e separati da
archi di roccia. Riuscire a cogliere a colpo d'occhio le dimensioni di questa parte di grotta non è possibile, infatti le varie entrate si estendono per cento e più metri, forando in più punti il
tenero calcare di Capo Caccia, si passa poi tramite dei tunnel dall'altra parte di un capo roccioso. Il tutto fa parte di un vasto sistema carsico che interessa diversi chilometri di costa e
rende questo territorio uno dei più importanti d'Italia per le grotte subacquee, complessivamente più di cento.Tra le più belle: la Madonnina, di Nereo ,il tunnel del sommergibile, dei piani,
della strega, di Nettuno (parte subacquea), il tunnel blu, dei laghi, la cattedrale, di Falco, del Giglio, dei denti di drago,del bisbe , ecc. ecc.La grotta di Nereo è stata scoperta nel 1957 da
due subacquei locali: Musu e Solaini. Poi, quasi una leggenda, attribuisce la "riscoperta" a due famosi personaggi della subacquea: Falco e Novelli, che a metà degli anni '60 esercitavano in
questa zona la professione di corallari e nei tempi morti venivano a pescare qui. Uno di loro inseguendo una cernia la vide entrare in una grotta: era Nereo sifoni. Sua meraviglia si trovò
davanti una volta coperta di grossi rami di corallo. Ci tornò subito raccogliendo oltre 15 Kg. di corallo, continuò poi ad esplorarla trovando i vari ingressi ed anche li tagliando grosse
quantità di corallo. Si diede il via ad un'accurata ricerca di tutti gli anfratti costieri e la seguente spoliazione dal patrimonio di corallo. A tutt'oggi ne rimane solo una, indenne da questa
raccolta, in pratica sconosciuta perché l'ingresso non è diretto ma avviene passando da sotto un grande lastrone di roccia crollato e che conserva un discreto patrimonio di grossi rami di
corallo. Io la trovai per caso nel 1988 e da allora non ci sono più tornato per evitare di essere individuato da qualche malintenzionato.Ecco un estratto della carta nautica per avere un
riferimento .
Come arrivarci: con imbarcazioni a noleggio presso la Base Nautica Porto Conte, con tutti i Diving della zona (vedi lista per la zona di Alghero e Porto Conte).Periodo migliore:
Settembre - ottobre, meglio nelle ore pomeridiane per una migliore luminosità.Da Leggere: Grotte Marine d'Italia (Alvisi, Colantoni, Forti) - ISSD - Pisa; "In Grotta", rivista Il Subacqueo n.261,
febbraio 1995; Riserva di Capo Caccia - Isola Piana: Protezione dell'ambiente e gestione delle risorse naturali - edizioni CEDAM.Cosa Fotografare: Belle inquadrature (grandangolo) controluce
dell'ingressi con silhouette, pesci e crostacei (triglie, scorfani, gronghi, cernie, mostelle, aragoste, cicale, granchi ecc.), organismi vari (corallo, eunicelle,cerianti, spugne, parazoantus,
ecc.).Difficoltà: Media, meglio se con precedenti esperienze di immersioni in grotta o preparazione specifica.Attrezzatura: quella solita ma con muta di buona protezione termica (l'acqua è di
solito freddina!), almeno due torce, i fotografi troveranno utile usare una luce guida per il flash.Nota Bene: ogni accompagnatore professionista preferisce un diverso percorso per la visita di
Nereo Archi, quindi non meravigliatevi se il tragitto da me illustrato non corrisponderà con quello che poi farete, la sostanza rimane la stessa.
L'IMMERSIONE: Sia che si parta da Alghero o da Porto Conte il tragitto per raggiungere l'ancoraggio è breve 10-20 minuti di gommone, solitamente io ormeggio proprio all'interno di Cala dell'asino, dando ancora in un fondale in leggero declivio profondo 18 metri, proprio di fronte all'ingresso più ampio della grotta. Dopo un controllo reciproco ed si va giù, un piccolo giro d'ambientamento e poi ci si avvicina all'ingresso apprezzandone le dimensioni e la bellezza. Si accendono le torce e si entra nell'avangrotta, appena gli occhi si abituano alle variate condizioni di luminosità si coglie la grandiosità dell'ambiente.Tra le rocce del fondo fanno capolino diverse cernie che come notano la presenza umana spariscono nel profondo della grotta, mentre sornioni branchi di triglie dormicchiano sul fondo, il via vai del pesce è notevole. La volta è coperta di gialle margherite di mare (Parazoantus axinelle), di spugne e di ascidie, di trine di mare, di leptosammia, di tunicati, è il regno della macrofotografia. Bei granchi facchino, cicale, diversi rami di corallo (sporadici in questo punto), cipree e tante altri organismi.Scendendo di qualche metro a -15 si può cogliere una bella visione panoramica guardando verso l'esterno: un ingresso principale largo circa 50 metri e diviso in tre aperture, verso nord altri 3 ingressi che si affacciano dalla parte sud della punta dell'Asino, poi risalendo leggermente fino a -10 e girando verso sud si percorre per una quindicina di metri una parte di grotta che è separata dalla quella sottostante da un sottile setto di calcare che funge rispettivamente da pavimento e soffitto, è così sottile e permeabile che le bollicine di aria filtrano formando delle belle fontane. Questa parte di grotta è chiamata "la balconata", è completamente gialla dai parazoantus alta circa 4 metri e si affaccia su una parete che sprofonda fino a -30, qui ci si può affacciare a godere lo spettacolo del pesce che transita: grandi branchi di salpe con qualche orata, i dentici, i muggini, nuvole di saraghi. Che spettacolo! E poi a questa profondità si consuma così poco.Poi si può scendere lungo la parete esterna per alcuni metri e rientrare nell'avangrotta dall'ingresso sottostante esposto a sud e spostandoci verso destra ed a una profondità di -15 si arriva ad un incavo la cui volta (circa 20 mq.) completamente ricoperta da fittissimi rami di corallo.Si scende poi fino a - 18 e percorrendo a zig-zag altri due ingressi popolati da molte gorgonie gialle (eunicella cavolini) e da molti alcionari di vari colori per raggiungere nuovamente la parte più ampia dell'avangrotta (circa 50 m. X 30) dove, a nord e nord est, si aprono i 2 tunnel ( 80 m. e 180 m. di lunghezza) che la collegano all'altro ingresso principale: I Sifoni di Nereo.In un lato della grotta, sul fondo, ci sono alcuni ceriantus viola e, di solito un' Alicia mirabilis che rimane gonfia anche di giorno grazie alla scarsa luminosità ed alla perenne corrente che porta i nutrienti.Il tempo vola, ma se si è ancora in curva di sicurezza e rimane aria disponibile oltre la normale riserva, usciti all'esterno, ci si può dedicare ad esplorare la fascia della parete, tra l'ingresso e la superficie che riserverà delle belle sorprese.
Io sono stato qui spesso, in tutti i periodi dell'anno, ma ogni volta che ci ritorno è meglio della precedente: meraviglioso!